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.E che impressione aveva di me?«Sì, Rainbow.ha fatto un un.».Non riuscivo a pensare.«I cavalieri della Tavola Rotonda.L'ho visto».«Sì, esattamente.Così vuol fare due film su Angelica».Ma così non funzionava.Lei sapeva che c'era qualcosa di non detto.«Tuttavia Disney è Disney», dissi.«E chiunque lo faccia, dev'essere garantito che i cartoni non si discostino dai disegni.Sai, se vogliono aggiungere dei personaggi, devono adattarli».«Non hai agenti, avvocati che si occupano di tutto?».«Certo.È quello che mi ha chiamato.L'avvocato.Alla fine però devo mettere io la firma sulla linea tratteggiata del contratto.Nessuno può farlo al mio posto».I suoi occhi mi spaventarono.Era ubriaca.Lo era sul serio.«Sei davvero felice con me?», domandò con un soffio di voce senza nessuna accentuazione drammatica.Schiacciò la sigaretta sul piatto, nel cibo non consumato.Non aveva mai fatto cose del genere.«Sei felice?», chiese di nuovo.«Sì», dissi.Alzai gli occhi verso di lei, lentamente.«Sono probabilmente più felice di quanto non lo sia mai stato nella mia vita.Penso che potrei scrivere una nuova definizione di uomo felice.Desidero andare a casa e sviluppare le foto.Desidero stare in piedi tutta la notte a dipingere.Mi sento come se avessi di nuovo ventun anni, se lo vuoi sapere.Per questo tu pensi che mi sia rincretinito?».Lunga pausa.Poi un sorriso, un tentativo, che poi diventa più smagliante, come una luce che scenda attraverso un passaggio buio.«Anch'io sono felice», disse lei.«È accaduto tutto proprio come io sognavo che potesse accadere».Al diavolo Dan.Al diavolo tutta quella storia, pensai.Sviluppai l'intero rullino di foto della Comunione prima di andare a letto.Per qualche minuto lei venne con me nella camera oscura del seminterrato con in mano una tazza di caffè.Le spiegavo tutto quello che stavo facendo e lei guardava con attenzione.Domandò se la prossima volta m'avrebbe potuto aiutare.Sembrava risentire di tutto quello scotch di prima, ma per il resto era a posto.Quasi a posto.Lei fu affascinata dal procedimento, con le foto che si schiarivano magicamente nella vaschetta dello sviluppo.Le dissi come deve fare un vero fotografo, cioè concedersi più tempo per ogni fase.Per me era come spremere il colore a olio sul piatto, come pulire i pennelli: era pura e semplice preparazione.Feci tre ingrandimenti, e li portammo sull'attico.Sapevo che sarebbe diventato il quadro più bello di tutti.La Santa Comunione o Belinda con le cose della Comunione.Solo il velo e la ghirlanda, nessun altro indumento, naturalmente.E il libro di preghiere e il rosario nelle mani.Solenne come il quadro della cavallerizza, come le piccole fotografie in bianco e nero che le madri scattavano alle ragazzine fuori alla chiesa quel giorno, prima della processione.Il trucco era nello sfondo.Alla prima occhiata si deve pensare di aver visto chiostri o arcate gotiche.Forse i fiori e un altare con le candele.Poi ci si potrebbe accorgere di aver visto una camera da letto, un letto a baldacchino, un parato.Si doveva dare quest'illusione senza giustapposizioni; era un problema tanto di grana quanto di luminosità.E io qui stavo oltrepassando, nella nuova profondità del gioco illusionistico, le abituali applicazioni della mia tecnica.Volevo cominciare allora; entrare a poco a poco nel ritmo giusto.Ma lei voleva che io andassi, disse, a letto con lei, proprio a rannicchiarmi con lei.Disperazione nei suoi occhi.Nella sua voce.«D'accordo, bambina mia», dissi.La trovai rigida quando l'abbracciai.«C'è un posto, sai, dove potremmo andare», dissi improvvisamente.«Potremmo cioè andar via da San Francisco per un po' di tempo.Ho una casa a Carmel, che raramente uso.Dovremmo pulirla, ma è piccola.Non dovrebbe essere faticoso.A un isolato appena dall'oceano».«Ma non è troppo lontana?», domandò con una voce strana e fredda.«In altre parole: da chi stiamo scappando via?», domandò.Alle quattro circa del mattino mi svegliai e m'accorsi che lei stava piangendo.Mi aveva scosso, cercando di svegliarmi.Stava vicino al letto e singhiozzava, asciugandosi gli occhi con un Kleenex.«Svegliati», diceva.«Cosa c'è?», dissi.Accesi la lucina a fianco al letto.Lei aveva addosso solo mutandina e reggiseno di cotone.Era davvero ubriaca, ora.Si capiva, anche dal fatto che puzzava di scotch.Ne aveva in una mano un bicchiere pieno con ghiaccio, e quella era una mano di donna.«Voglio che mi presti attenzione», disse.Serrava i denti, e i suoi occhi erano tutti rossi.Era davvero tesissima.Il sottile piccolo triangolo di cotone bianco le copriva a stento il seno, che si stava appesantendo.«Cos'è?», dissi.La presi tra le braccia.Era davvero scioccata.Sconvolta.«Voglio che tu lo capisca», disse.«Cosa?».«Se tu chiami la polizia per me, se cerchi di scoprire chi sono, se trovi i miei e dici loro dove sto, voglio che tu sappia.voglio che tu sappia, che io dirò loro quello che abbiamo fatto.Non voglio farlo, vorrei morire piuttosto che fare una cosa del genere.Ma ti voglio dire che se mai mi tradisci.se mai, maledizione, lo fai.se mai mi tradisci a quel modo, se mai e poi mai lo fai.ti giuro, ti giuro, ti giuro che dirò loro.».«Ma non potrei, non potrei mai.».«Non mi tradire mai, non farlo, Jeremy».Singhiozzava spasmodicamente.La tenevo stretta mentre lei si dimenava convulsamente contro il mio petto.«Belinda, come puoi pensare che io possa fare una cosa del genere?».Il problema non era quello.Per niente.«Non voglio dire cose orribili.mi fa morire dire che ti farei del male.Che userei queste cose per farti del male, che distorcerei completamente queste cose per loro e la loro sporca moralità.la loro stupida, idiota moralità.Ma potrei, potrei, potrei.se tu mi tradissi.».«Non devi dirlo più, ti ho capito».Le accarezzai i capelli e la tenni più stretta.La baciai sulla testa.«Ma, Dio mio aiutami, se tu mi tradissi.».Mai, mai, mai.Quando alla fine lei si calmò, giacemmo là avvinghiati uno nelle braccia dell'altra.Fuori era ancora buio.Non riuscivo più a dormire.Mi girava e rigirava per la testa l'idea che in realtà non la stavo tradendo.Le stavo dicendo bugie, ma non la stavo tradendo.Lei sussurrò: «Non voglio parlarne mai più, non voglio pensarci mai, mai più.Io sono nata il giorno che tu m'hai vista.Sono nata allora, e tu e io siamo nati allora».Sì, sì, sì
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